Crespella alla melannurca

Preparata dallo Chef: Antonio Papale

Tipologia Piatto

DESSERT E TORTE

Livello difficoltà

MEDIO

Tempo di preparazione

25 MINUTI

Dosi per 6 persone

INGREDIENTI

QUANTITA'

Per le crespelle:

latte 

ml 250

uova 

n° 2

farina 00 

g 125

sale fino q.b.

burro 

g 80

PER IL RIPIENO

melannurche Igp 

g 600

burro 

g. 50

succo di limone 

g. 20

zucchero di canna 

g.80

pinoli tostati 

g 50

uva sultanina 

g 40

crema pasticciera* 

g 150

cannella in polvere q.b.

liquore alla mela 

ml 40

ingredienti di finitura:

melannurca disidratata
zucchero a velo
frutti di bosco
topping al caramello

Procedimento

Per le mele: sbucciare le mele, togliere il torsolo e tagliarle a dadini conservandole in acqua e limone per non farle annerire. Saltarle in padella con il burro, lo zucchero di canna e farle caramellare un po’, bagnare con il liquore e toglierle dal fuoco. Lasciatele raffreddare e tenetene un pò da parte che poi frulleremo al cutter e utilizzeremo come base, mentre all’altra parte unire gli altri ingredienti.
Per le crespelle:
amalgamare in una bastardella le uova con la farina e il sale, unite poco alla volta il latte in modo da non formare dei grumi. Mettete sul fuoco un padellino antiaderente e con l’ausilio di un pezzettino di burro avvolto in carta da cucina ungete bene il padellino caldo prima di versare una piccola dose di pastella e formare delle crêpes sottili.
Assemblaggio del piatto:
stendere le crespelle e farcirle con il ripieno, chiuderle a fagottino e adagiarle in placche con carta da forno. Glassare con lo zucchero a velo e caramellare in forno per circa 5 – 8 minuti. Disporre la crema di mela al centro del piatto e appoggiarvi il fagottino, decorare con la mela disidratata, i frutti di bosco e il topping al caramello.

Note
La “Melannurca Campana” IGP è presente in Campania da almeno due millenni. La sua raffigurazione nei dipinti rinvenuti negli scavi di Ercolano e in particolare nella Casa dei Cervi, testimonia l’antichissima legame dell’Annurca con il mondo romano e la Campania felix in particolare. Luogo di origine sarebbe il territorio di Pozzuoli, l’antica Puteoli, come riporta Plinio il Vecchio , con la denominazione di Mala Orcula in relazione al limitrofo “Orco” ovvero il lago d’Averno, sede degli Inferi. Secondo un’altra ipotesi, il nome deriverebbe dal verbo latino indulcàre riferendosi alla modalità di maturazione. Tradizionalmente coltivata nell’area flegrea e vesuviana, spesso in aziende di piccole dimensioni e, talora, in promiscuità con ortaggi o altre varietà di frutta, la “Melannurca Campana” si è andata diffondendo in questi ultimi decenni nelle aree giuglianese-aversana, maddalonese e beneventana, nel nocerino e, infine, in tutta l’area dell’alto casertano dove è più intensamente coltivata. Raccolta ancora acerba durante il mese di ottobre, viene tenuta nei melai per circa due mesi ( il cossiddetto arrossamento a terra ) quindi all’incirca verso la metà di dicembre sarà di un colore rosso vivo e sarà pronta per il consumo, potrà essere conservata sino all’estate dell’anno. I Melai sono costituiti da piccoli appezzamenti di terreno, sistemati adeguatamente in modo da evitare ristagni idrici, su cui sono stesi strati di materiale soffice vario: un tempo si utilizzava la canapa, oggi sostituita da aghi di pino, trucioli di legna o altro materiale vegetale. Durante la permanenza nei melai i frutti sono disposti su file esponendo alla luce la parte meno arrossata, vengono poi periodicamente rigirati ed accuratamente scelti, scartando quelli intaccati o marciti. E’ proprio questa pratica, volta a completare la maturazione dei frutti adottando metodi tradizionali e procedure effettuate tutte a mano, ad esaltare le caratteristiche qualitative della “Melannurca Campana” IGP, conferendogli quei valori di tipicità che nessun altra mela può vantare. Nel marzo 2006, a livello europeo, la denominazione “Melannurca Campana” è stata riconosciuta quale Indicazione Geografica Protetta (IGP) con sede del “Consorzio di tutela” a Caserta.